liberaribelle
La legge Zan è una priorità
Subito dopo aver fatto coming out, avevo sedici anni e facevo terza liceo, l'adrenalina del momento mi faceva sentire semplicemente invincibile. Era il primo intervallo del mattino, quello più lungo, non urlai con un megafono: “Sono lesbica”. Non feci nemmeno un cartellone. La campanella suonò, era il momento di rientrare in classe e come qualsiasi altra coppia etero della scuola faceva, diedi un bacio alla mia ragazza per salutarla e dirle che ci saremmo viste all'intervallo successivo.
Dopo averla baciata, mi sono sentita libera. Come se fossi rinata, ora tutti sapevano e non era più necessario mentire. Avrei potuto vivere la mia vita alla luce del sole e mi sembrava la cosa più bella del mondo. Questa frenesia è durata il tempo di due ore di Inferno della Divina Commedia (che strani scherzi che fa il destino), perché nell'intervallo successivo, ho scoperto che il prezzo da pagare per vivere liberamente può esser molto costoso.
Ad un professore il fatto che due ragazze si dessero un bacio non piacque molto e decise di umiliarci pubblicamente richiamandoci e facendo notare il tutto ai nostri professori prima e al preside dopo. Nelle due ore precedenti avevo scoperto il bello della libertà, in quel momento stavo scoprendo il mostro con il quale avrei dovuto lottare nei giorni, mesi e anni a venire: l'omofobia.
Ero giovane, spaventata e spaesata. Piangevo e mi sentivo morire dentro, avrei tanto voluto tornare indietro e continuare a vivere nell'ombra perché a quel dolore non ero preparata. Nessuno lo è.
Nel dolore di quel momento però c'è stata una persona che ha avuto la prontezza di tendere una mano e dirmi che non ero sola, che lei e molte altre persone prima di me ci erano già passate. Perché dovete sapere che quando una persona fa coming out, nel momento in cui decide di vivere la propria vita ha il suo battesimo con l'omofobia. Con la crudeltà gratuita altrui che sfoga la propria rabbia e frustrazione nei confronti di chi non sta facendo assolutamente nulla di male, perché in quell'istante sta amando, sta esprimendo se stess*.
Io sono stata fortunata perché ho avuto un sostegno diretto, ma sono consapevole di esser stato un caso isolato.
Quando subisci il primo atto di omofobia, realizzi che devi imparare a costruirti uno scudo perché ne verranno altri e se vivi in uno Stato come l'Italia, devi per forza imparare a cavartela con le tue forze perché non esiste una legge che ti garantisca una protezione.
A tutt* coloro che ritengono che l'approvazione del Ddl Zan non sia una priorità vorrei che vivessero un giorno come lo viviamo io e la comunità a cui appartengo. Vorrei che ricevessero uno schiaffo in faccia in un fast food della propria città come la sottoscritta, vorrei che facessero sempre il sospiro che faccio io prima di entrare dentro ad un bagno pubblico, che sentissero il peso di quegli sguardi, o di quegli occhi strabuzzanti quando guardano prima me e poi la mia carta d'identità e leggono Avalle ValeriA.
Nonostante quanto appena scritto, posso ritenermi fortunata perché quello che ho subito e subisco io è niente paragonato ai fatti di cronaca dei quali leggiamo quotidianamente.
Un mese fa due ragazzi sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente da uomo infastidito dal fatto che i due si stessero baciando mentre aspettavano l'arrivo del treno. Se si fosse trattato di una coppia etero tutto questo ovviamente non sarebbe successo e penso anche che se ci fosse stata una legge contro l'omobitransfobia quell'uomo magari ci avrebbe pensato su due volte prima di attraversare i binari del treno.
Fatti come quello appena descritto sono all'ordine del giorno e se vogliamo considerare l'Italia un Paese civile e progressista, allora l'approvazione della Legge Zan è una priorità.
Anche se quello che ho appena scritto non riguarda te direttamente, ti chiedo di diffondere il messaggio perché due voci fanno comunque più rumore di una sola.